Libia, tre mesi dopo. Chi aveva ragione?

di Andrea Gilli

Tre mesi fa dicevo che la guerra in Libia sarebbe difficilmente finita presto, che la nostra supremazia aerea non avrebbe assicurato la vittoria, che i profughi sarebbero aumentati anche per metterci pressione, e ridurre il nostro coinvolgimento militare. Più tardi ragionavo sul fatto che, senza truppe sul terreno, le possibilità di rivoltare il regime di Gheddafi sarebbero rimaste basse. Un attore istituzionale mi ha avvicinato a marzo chiedendomi un’analisi della guerra. Non posso riprodurre qui il testo, ma anche in quella circostanza sottolineavo come, il risultato della missione sarebbe dipeso dal coinvolgimento americano.

Tre mesi dopo non mi sembra difficile dire chi aveva torto e chi aveva ragione. Intanto, l’Italia, ha nuovamente cambiato posizione: dal dire che Gheddafi era minacciato da al-Qaeda (febbraio), siamo arrivati ad attaccarlo per fermare la tragedia umanitaria (marzo). Nel frattempo, una nostra forza di governo suggeriva di bombardare i barconi pieni di clandestini (aprile) e ora chiediamo di fermare le ostilità per interrompere la crisi umanitaria (giugno).

Continua a valere sempre la stessa regola: andiamo in guerra per far bella figura e riusciamo a rimediare figure ancora peggiori. Forse vale la pena di smettere.

I commenti sono chiusi.

Scopri di più da Epistemes

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading