di Andrea Gilli
La crisi finanziaria sta causando dei drammatici tagli ai bilanci della difesa Europei. L’Italia fa in parte eccezione, per il momento, perché spende già talmente poco che dei tagli sono difficili da fare più che da pensare (ma su questo punto tornerò fra qualche tempo). La Francia ha annunciato una riduzione di 4 miliardi di euro. L’Inghilterra è sulla stessa lunghezza d’onda. L’implicazione diretta, per quest’ultima, è l’abbandono del Trident.
In breve, il Trident è il programma nucleare inglese. Questo, da solo, costa 20 miliardi di euro. Il bilancio della difesa inglese è pari a 40 miliardi l’anno. Il Trident, però, costerebbe altri 50 miliardi per il suo mantenimento. Finora, l’Inghilterra ha potuto permetterselo per tre motivi: la crescita economica, il successo della sua industria finanziaria, il fatto che a pagare il conto del Trident fosse il Ministero dell’Economia britannico.
Le cose stanno cambiando e l’Inghilterra, semplicemente, non può più permettersi una tale spesa.
Tutto da buttare? Non proprio. Da una parte, gli USA stanno facendo un’enorme pressione perché l’Inghilterra rinnovi il suo impegno al Trident. In economia industriale si parlerebbe di lock-in. Imponendo all’Inghilterra il Trident, gli USA continuerebbero a mantenere un leverage notevole sulla politica di difesa del Paese. Non è quindi da escludere che qualche aiuto arrivi da Washington.
Dall’altra parte, se Obama non dovesse procedere in quella direzione, ci sarebbero delle speranze per la cooperazione europea. La Francia, finora, ha mostrato la volontà di cooperare, anche sulle materie più importanti, per rafforzare l’Europa. La Francia per esempio ha spinto la cooperazione sulle portaerei con l’Inghilterra – che quest’ultima ha fatto fallire. E’ entrata nel Meteor per rafforzare il programma – nonostante questo duplichi il francese MICA. Negli ultimi mesi da Parigi sono giunti più incoraggiamenti per rafforzare la cooperazione franco-britannica in maniera di armamenti.
Per il momento, la cooperazione in campo nucleare sembra difficile. Se però da Washington non dovesse arrivare un incoraggiamento all’Inghilterra, l’opzione di una partnership europea sul nucleare non sarebbe per nulla impossibile.
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