I pericoli di un mondo senza armi nucleari

di Andrea Gilli

Recentemente sono stato invitato ad una conferenza sulla completa abolizione delle armi nucleari. Purtroppo non potrò partecipare. Dico purtroppo perché sarei davvero interessato a sentire la risposta alle mie obiezioni all’idea stessa di abolire le armi atomiche.

Facciamo brevemente il punto. Le armi nucleari sono armi che permettono la distruzione del nemico prima che questo sia sconfitto militarmente. Questa loro caratteristica è quella che ha permesso a Robert Jervis di parlare della “rivoluzione nucleare”. Non a caso, dopo la loro invenzione, Bernard Brodie, uno dei più celebri strateghi americani durante la Guerra Fredda, osservò che, se fino ad allora, la politica si era occupata di vincere le guerre, con Hiroshima e Nagasaki lo scopo della politica è diventato quello di evitarle.

Le armi nucleari sono, dunque, particolarmente pericolose. Due dati, però, emergono con particolare evidenza. In primo luogo, queste non sono mai state usate in maniera offensiva. In secondo luogo, da quando più di un Paese ne è entrato in loro possesso, nessuno le ha più usate.

La ragione è abbastanza semplice. Come ha sottolineato Kenneth Waltz, le armi nucleari sono armi essenzialmente difensive. E proprio la loro natura difensiva le rende, in fin dei conti, strumenti di pace. Può sembrare un paradosso, ma se ragioniamo brevemente, non è così.

Le armi nucleari hanno un potenziale distruttivo enorme. Questo dato vale quando si attacca. Ma vale anche quando ci si difende. Usare armi nucleari per attaccare significa quindi accettare anche di essere attaccati con armi nucleari. Cui prodest? Nessuno, ovviamente. Le armi nucleari, inoltre, hanno un enorme vantaggio sulle armi convenzionali. Uno Stato che lancia una guerra, non importa quando disastrato sia il suo esercito, può sempre sperare nella fortuna machiavelliana o nel caso clausewitziano, per vincere. Le armi atomiche non lasciano questa speranza. Quando si colpisce si rade al suolo. Quando si è colpiti, si viene rasi al suolo.

Non è un caso che, storicamente, le armi nucleari abbiano favorito la pace e la stabilità. Vale per le relazioni tra Unione Sovietica e Stati Uniti durante la Guerra fredda, vale per le relazioni tra Pakistan e India, vale per le relazioni tra India e Cina.

Le armi atomiche, infatti, suggeriscono cautela, perché una mossa azzardata non porta a delle perdite, ma porta alla propria distruzione. La cautela, purtroppo, è quanto spesso manca in campo internazionale. Si pensi alla decisione degli Stati Uniti di attaccare l’Iraq nel 2003. Doveva essere una guerra breve, facile e che si sarebbe ripagata da sola. Fu esattamente il contrario. Cosa sarebbe successo se l’Iraq avesse avuto armi nucleari? La risposta la sappiamo: una guerra inutile sarebbe stata evitata, qualche centinaio di migliaia di persone sarebbe ancora in vita, e qualche migliaio di miliardi di dollari non sarebbe stato buttato al vento.

Questa discussione lascia aperte due questioni. La prima riguarda le ragioni per cui si propone di abolire le armi atomiche. La seconda riguarda il rischio rappresentato da stati canaglia o terroristi.

Sul perché sia in atto questo sforzo di raggiungere un mondo senza armi nucleari, ne avevo già parlato lo scorso anno, credo abbastanza chiaramente. Le armi nucleari rinforzano i deboli, gli Stati che non possono permettersi un esercito moderno. In altre parole, la diffusione delle armi nucleari rafforza tutti gli Stati deboli e indebolisce gli Stati militarmente più forti (leggi: gli Stati Uniti). In questo contesto, non sorprende che gli USA vogliano abolire le armi nucleari: in questa maniera rafforzerebbero il loro dominio militare che, invece, viene minacciato dalla proliferazione nucleare.

Pensiamo alla proliferazione nucleare come ad una corsa automobilistica. Se gli USA possiedono la migliore tecnologia aerodinamica e quella motoristica, di fronte al miglioramento dei motori avversari possono trovare molto conveniente congelare gli sviluppi motoristici, cioè indire un accordo che impedisca ai motori di sprigionare più di una certa potenza. In questa maniera, il fattore determinante sarà l’aerodinamica. Essendo leader indiscussi in questo campo, in questa maniera assicurerebbero il loro dominio. Ovviamente, la discussione avverrebbe in termini di sicurezza e benefici per tutti i gareggianti.

Lo stesso avviene infatti a proposito della proliferazione nucleare. Bisogna ammettere che, almeno in parte, alcuni argomenti sono validi. Il rischio che gruppi terroristici entrino in possesso di armi nucleari esiste e rappresenta un pericolo esiziale. Allo stesso modo, c’è sempre il rischio che uno Stato impazzito utilizzi armi nucleari o che qualche sua componente ne prenda possesso.

Questi argomenti però valgono per qualsiasi tipo di arma, e non. L’attacco dell’11 settembre mostra come mezzi commerciali possano fare più danni di armi convenzionali. Inoltre, le difficoltà implicite nello sviluppo, nella gestione e nell’uso di armi atomiche suggeriscono l’implausibilità dello scenario.

In definitiva, le armi nucleari sono pericolose. Come tutte le armi, però. La volontà di abolirle va letta tra le righe. E’ un tentativo da parte degli Stati Uniti (e in parte dell’Occidente) di mantenere la loro egemonia militare. Ciò è assolutamente normale nella politica internazionale. Dall’altra parte, proprio perché i benefici della loro abolizione sarebbero così sbilanciati a favore di una parte del mondo, è inverosimile pensare che questi tentativi vadano a buon punto.

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