di Andrea Gilli
Quando lo scorso dicembre l’A400M ha fatto il suo primo volo di prova, si sono levate molte voci volte a stigmatizzare il fallimento dell’intero programma. Le ragioni: i ritardi e i costi che l’A400M ha oramai accumulato. Servono 5 miliardi di €, che nessuno vuole mettere sul piatto e l’aereo sarà disponibile non prima di due o tre anni, quando invece doveva entrare a far parte della flotta francese già quest’anno.
Avevamo sottolineato, allora, come le critiche fossero, in gran parte, immotivate. Proprio in questi giorni emerge dell’evidenza, per certi versi controfattuale, al nostro ragionamento: e riguarda il programma F-35/Lightning II Joint Strike Fighter.
Riepiloghiamo brevemente. L’A400M è un programma di cooperazione militare multinazionale per lo sviluppo di un aereo da trasporto strategico di medio-raggio. Il principale operatore privato è EADS, il colosso franco-tedesco, insieme a BAE Systems (UK), mentre i Paesi coinvolti sono Gran Bretagna, Germania, Francia, Belgio, Spagna e Turchia. Il Sud Africa si è ritirato recentemente, mentre l’Italia uscì nel 2001.
Il Joint Strike Fighter è invece un programma americano con il quale si vuole equipaggiare tutto l’apparato militare americano (Esercito, Aviazione, Marina e Marines). In questo senso, il JSF è il primo programma congiunto per tutte le Armi. Inoltre, questo è anche un programma particolarmente complesso visto che mira a sviluppare un aereo dalle capacità tecniche, tattiche e operative eccezionali. Dotato di un’enorme quantità di sensori, il JSF non svolgerà solo la classica funzione di attacco al suolo ma potrà anche fornire informazioni sia agli altri velivoli che ai comandi centrali (net-centric warfare). Parallelamente, le sue capacità stealth e di avionica mirano a renderlo invisibile ai radar e non rintracciabile sia dalle batterie anti-aeree che agli aerei intercettori. Questo programma ha anche una componente multinazionale, però: Gran Bretagna, Olanda, Norvegia, Italia e Turchia hanno deciso di comprare alcuni aerei. In cambio, ognuno avrà una quota di produzione, sviluppo o manutenzione.
Quale sarebbe il punto, dopo tutta questa introduzione? Bene, ripetiamo cose che avevamo già detto in passato, tenendo a mente la recente vicenda dell’A400M.
Il JSF era nato come aereo “economico”. Doveva costare tra i 30 e i 40 milioni di dollari. Obiettivamente, non mi sento di dire quale sarà il prezzo finale. Alcuni documenti (e alcune comunicazioni private) mi hanno suggerito prezzi dell’ordine degli 80 milioni di dollari. Su giornali quali Jane’s ho letto recentemente di un prezzo vicino a 130 milioni di dollari. Due considerazioni, come minimo: anche se il prezzo finale fosse il primo, osserveremmo comunque un raddoppio del prezzo stimato inizialmente. Il dramma è che il prezzo del JSF sarà più verosimilmente vicino a 130 milioni che non a 80. Il secondo dato è che una delle ragioni iniziali di questo programma era l’eccessivo costo dell’F-22/Raptor, il cui prezzo varia dai 140 ai 180 milioni di dollari. Come si vede, questo beneficio si è annullato: nel marasma di corruzione, lobby, interessi particolaristici e politica di difesa questo drammatico avvicinamento dei due prezzi è una sorta di equilibrio di mercato. Dove il mercato è quello delle vacche da mungere della politica.
Un altro aspetto, però, ci preme. Come avevamo già ricordato in passato, molti dei possibili meriti del JSF erano solo sulla carta. Basandosi su tecnologie ancora da scoprire o comunque da integrare insieme per la prima volta, le capacità tecnico-tattiche del JSF non possono essere date per certe. Oltretutto, il sistema di sviluppo adottato per il programma, volto a minimizzarne i tempi, non sembra il più adeguato quando si ha a che fare con problemi tecnologici complessi. Difatti, nei mesi scorsi, i problemi registrati dal programma sul lato tecnico sono stati enormi.
Pochi giorni fa, il rapporto stilato dal direttore dell’OTE del JSF (Operational Test and Evaluation) ha sollevato nuovi dubbi su tutto il programma. Verosimilmente, il JSF sarà disponibile nel 2016 (quindi per i Paesi quali Italia o Gran Bretagna, se va bene, arriverà nel 2017/18). Con costi che non sono ancora quantificabili. Inoltre, i problemi tecnici continuano a crescere.
Il dato interessante è che, finora, non abbiamo visto levarsi tutte queste critiche al JSF e neppure abbiamo visto alzarsi delle voci contro l’inefficienza e la corruzione dilagante dell’apparato militare-industriale americano – che noi, comprando il JSF, andiamo direttamente a finanziare. Eppure i ritardi e gli aumenti di costi registrati da quest’ultimo programma non sono minori di quelli dell’A400M.
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