Ronde: l’outsourcing del monopolio della forza legittima

di Andrea Gilli

Con il decreto sicurezza approvato la scorsa settimana, è stata approvata, inter alia, la formazione delle cosiddette ronde: gruppi di cittadini volontari eventualmente sussidiati dai governi locali (o dalla protezione civile) che avranno il diritto e il compito di pattugliare le nostre città per prevenire il crimine, nelle sue diverse manifestazioni (dagli stupri ai borseggi, dalle violenze al vandalismo). La valutazione di questa soluzione proposta al problema della sicurezza richiede numerosi piani di analisi.

In primo luogo, bisogna chiedersi se vi sia un’emergenza sicurezza in Italia che effettivamente richieda misure eccezionali. Abbiamo cercato online dei rapporti sul crimine in Europa. E’ stato impossibile, pertanto invitiamo i lettori a segnalarci le pubblicazioni delle quali sono, eventualmente, a conoscenza. L’UNICRI, l’ente dell’ONU responsabile per il crimine, non ha pubblicazioni online. Discorso analogo vale per l’Unione Europea. Gli unici dati che ci sono pervenuti sono stati pubblicati recentemente dal Daily Mail: l’Inghilterra sarebbe al primo posto tra i Paesi più violenti in Europa, seguirebbe l’Austria, la Svezia, il Belgio. L’Italia non è nella lista.

Prima di affermare se effettivamente la situazione italiana sia così prospera vorremmo esaminare dei dati. L’unico commento che, finora, si può fare, è che in nessuno di questi Paesi è stata approvata una manovra che autorizzi ronde private. In attesa di dati più affidabili, conviene ora spostarsi sulla questione delle ronde in quanto tali. Esse hanno dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Conviene esaminarli insieme.

A prima vista, le ronde sembrano avere almeno tre possibili vantaggi. In primo luogo, possono permettere di “diffondere” la presenza dello Stato sul territorio, in maniera più agevole, snella e soprattutto meno ingombrante. Anziché avere delle pattuglie di polizia o carabinieri che perlustrano le periferie o i parchi, questo ruolo verrà svolto, in maniera meno visibile ma forse proprio per questo più efficace, da singoli individui. Ciò potrebbe avere, in secondo luogo, sia un effetto deterrente che un effetto di contrasto, permettendo dunque sia di scoraggiare l’atto criminoso che di individuarlo in tempo. Infine, tutto ciò dovrebbe avere costi nulli o modesti.

Questi vantaggi, ovviamente, dipendono dall’efficacia delle ronde. Efficacia che dipende dalla loro organizzazione. Organizzazione che però contrasta con la natura volontaristica e privatistica. In altre parole, se le ronde vengono organizzate e gerarchizzate, è possibile che diventino anche realmente efficaci. In questa maniera avremmo però anche una nuova forza di polizia sul nostro territorio. Forza non sottoposta ad alcun controllo pubblico e politico – almeno direttamente.

Anche la questione del costo deve essere cautamente analizzata. I primi gruppi che si sono proposti per la funzione di questi ruoli hanno già chiesto degli indennizzi. Alcuni hanno in passato provato l’esame elettorale. Il rischi, dunque, sono molteplici. Oltre al progressivo aumento degli stanziamenti, si potrebbe assistere ad un nuovo fenomeno clientelare oltrechè di finanziamento pubblico celato ai partiti o associazioni politiche.

Finora abbiamo voluto esaminare i possibili vantaggi – sottolineando, allo stesso tempo, anche le loro conseguenze. A questo punto conviene guardare agli svantaggi delle ronde. In primo luogo, esse rappresentano de facto un’arresa dello Stato. Esso si dichiara incapace di svolgere una delle sue funzioni essenziali (la sicurezza interna) e pertanto decide di fare outsourcing: esternalizzarla. Questa azione è grave per diversi ordini di motivi. Uno, in particolare, merita particolare attenzione: così si mina la stessa legittimità dello Stato. Il vincolo di fedeltà che unisce gli individui agli enti statali si fonda su uno scambio: libertà contro sicurezza. Gli individui cedono, nella versione nozickiana, parte della loro libertà, per guadagnare un po’ di sicurezza. Se lo Stato non può più fornire la sicurezza, allora, perché alienare la propria libertà?

In un momento storico nel quale la legittimità degli Stati nazionali è già posta sotto tensione da fenomeni diversi quali globalizzazione, immigrazione, americanizzazione, localizzazione, un passo simile non sembra esattamente dei più arguti. In primo luogo perché l’attuale (presunta o reale) emergenza sicurezza è proprio legata a questi fenomeni: immigrazione, integrazione, crimine, etc.

Le ronde, in secondo luogo, cannibalizzano il tratto distintivo degli Stati nazione. La scienza politica si è cimentata per decenni (se non per secoli) nello studio dello Stato, delle sue funzioni e dei suoi attributi. La definizione più precisa, parsimoniosa, e calzante è quella fornita da Max Weber, che identifica gli stati in quelle organizzazioni che godono del monopolio dell’uso della forza legittima. Dove per uso della forza non si intende solo la forza bruta (dalla guerra alle esecuzioni capitali), ma anche la semplice coercizione, tra la quele rientra il diritto/dovere delle forze armate di identificare, bloccare e arrestare gli individui rei di condotte criminose. Affibbiando, seppur lievemente, questa funzione ad un corpo terzo, lo Stato sta minando il principio del monopolio della forza legittima. Ciò è grave perché, oltre a creare una nuova forza armata, politicamente irresponsabile, dentro i propri confini, permette anche eventuali recrudescenze in futuro. Se nei prossimi anni la criminalità non dovesse diminuire, per quale ragione lo Stato non dovrebbe rafforzare i poteri delle ronde?

Vi sono, infine, numerosi problemi di ordine pratico, organizzativo e anche legale. Essi riguardano le relazioni tra ronde, le relazioni tra ronde e corpi di polizia, la responsabilità politica per le ronde. Molte nubi all’orizzonte e poche chiarezze.

Per il momento, le ronde sembrano pensate principalmente per saziare la fame mediatica di risposte politiche. Taluni, dunque, propendono per sminuirne il significato in virtù della loro pressoché nulla utilità ed efficacia. E’ possibile che sia così. Ciò, però, oltre a non falsificare quanto è stato sinora detto, solleva un altro problema: anch’esso legato alla legittimità e all’autorità dello Stato. Che tipo di governo è quello che fa finta di dare risposte, che propone cioè atti consapevolmente inutili volti solo a rassicurare l’opinione pubblica? E che, infine, indebolisce la legittimità e l’autorità degli enti statali senza ottenere alcun beneficio pratico.

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