Truppe aggiuntive in Afghanistan? No, grazie.

di Mauro Gilli

Secondo alcune indiscrezioni del Corriere della Sera, il Presidente del Consiglio si appresterebbe a raccogliere la richiesta americana rivolta agli alleati europei di aumentare le truppe in Afghanistan. Purtroppo, tale scelta sembra ripercorrere una tradizione tutta italiana che va sin dal nostro risorgimento, quando con la missione in Crimea guidata da Lamarmora, Cavour tentò di raccogliere il sostegno degli alleati europei per la causa italiana.

Se a quel tempo la partecipazione ad operazioni militari era la “moneta” con la quale si comprava il sostegno in politica internazionale, altrettanto non si può dire per il sistema mondiale dei giorni nostri, nel quale la forza economica (si veda il peso politico di Germania e Giappone) vale molto di più della dispiegazione degli eserciti in territori stranieri.

Le missioni in Iraq (2003) e Libano (2006), ma altrettanto si può dire per quasi tutte le altre, appartengono a questa tradizione. Indipendentemente dallo schieramento politico al potere, sembra che i nostri rappresentanti e i nostri governi siano convinti dell’efficacia della militarizzazione della politica estera italiana. In verità, oltre che sconquassare il bilancio del Ministero della Difesa – già colpito da pesanti e continui tagli (anche questi, costanti nel tempo, e indipendenti dal colore dei governi in carica), questa strategia sembra aver portato a ben pochi risultati tangibili.

Oltre a esprimere rassegnazione, non sembra esserci molto da dire. Auspichiamo che un giorno, anche nel nostro paese possa emergere un dibattito serio sulla politica estera, che invece di essere il risultato di una “guerra tra bande” interna e della necessità di guadagnare consenso domestico, tirando per la giacchetta l’alleato americano, possa davvero mirare a promuovere gli interessi italiani.

L’Afghanistan rappresenta un fronte difficile. E’ possibile che un aumento del nostro contingente sia necessario. Ciò che è certo è che la strategia italiana sta diventando insostenibile. Da una parte, le forze armate vedono continue riduzioni dei stanziamenti a loro favore. Dall’altra, le stesse forze armate vengono sommerse da nuovi impegni. Decidere di mandare nuove truppe in Afghanistan è una decisione legittima. Si può essere favorevoli o meno. Ma ha un suo senso politico. Decidere di non finanziare le forze armate e, contemporaneamente, sopraffarle di nuovi compiti, è un’aberrazione – oltre che un insulto che mette a repentaglio la sicurezza stessa dei nostri militari.

Se le truppe italiane sono considerate tanto importanti – allora si aumentino gli stanziamenti alla difesa. Altrimenti, si eviti di usarle a piacimento come oramai sta avvenendo da oltre un decennio.

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