di Mauro Gilli
In una lettera al Corriere della Sera, il professor Filippo Andreatta e l’onorevole Pierferdinando Casini hanno espresso il loro disappunto verso l’equidistanza tra Mosca e Tbilisi mostrata dal Ministro degli Esteri e dal suo omologo ombra del Partito Democratico relativamente alla crisi nel Caucaso (6 settembre). Per Andreatta e Casini il consenso in politica estera, un valore, finisce per essere “doppiamente dannoso quando le decisioni sono sbagliate”. Di fronte alle azioni della Russia, scrivono, “non è [infatti] sufficiente esprimere ‘rammarico’”. Sarebbe stata opportuna “una posizione più netta dell’Italia, che segnalasse, ovviamente senza una rottura nei rapporti con la Russia, una maggiore preoccupazione.”
Belle parole, ma che risultano tutt’altro che chiare a chi volesse capire come, secondo Andreatta e Casini, l’Italia si sarebbe dovuta comportare. Al di là della retorica e dei termini fumosi, questa lettera sembra mossa infatti più dalla volontà di criticare maggioranza e opposizione in un campo nel quale è possibile raccogliere facili consensi tra i lettori, piuttosto che da quella di contribuire alla formulazione di una politica estera coerente, bipartisan e volta alla difesa e alla promozione degli interessi nazionali italiani. (Ipotesi tutt’altro che azzardata se si considera il collocamento politico dell’onorevole Casini e del suo partito.)
Ne è la prova che, tra i misfatti di Mosca, Andreatta e Casini includano l’indifferenza verso “gli inviti della maggioranza degli Stati”. Un termine nuovo, quello di “maggioranza degli Stati”, che probabilmente è nato nella mente dei due autori dalla necessità di trovare un sostituto per l’ONU – sempre presente nei discorsi che si rifanno a principi solenni, ma anche puntualmente assente e impotente quando scoppia una crisi in giro per il mondo. E così, quale miglior candidato per questo ruolo di un termine tanto vuoto quanto altisonante come “maggioranza degli Stati”?
La critica di Andreatta e Casini risulta dunque ispirata da assai dubbie considerazioni. E il loro auspicio per una segnalazione di “maggiore preoccupazione” da parte del Governo Italiano dimostra come, al di là della ricerca di sofisticate formule linguistiche, ci fossero ben pochi spazi di manovra per il nostro Paese.
Piuttosto, è da segnalare come il Governo italiano e l’opposizione abbiano dato finalmente prova di maturità politica in una crisi internazionale. Infatti, la bipartisanship che Andreatta e Casini criticano non è altro che la dimostrazione da parte dei rappresentanti del popolo di “senso dello Stato” nelle decisioni che influiscono sulle relazioni con gli altri Paesi. Per questo motivo, la bipartisanship è possibile quando i membri delle diverse fazioni politiche in Parlamento riconoscono una scala gerarchica per cui gli interessi del Paese hanno la priorità rispetto agli interessi particolaristici al livello domestico, e soprattutto rispetto ai singoli orientamenti ideologici.
La posizione espressa dal Ministro Frattini e dal suo omologo-ombra Fassino rispecchia alla perfezione questa definizione. Invece di farsi influenzare dal facile populismo (l’antagonismo anti-russo nelle file del centro-destra, e l’idealismo pro-diritti umani e pacifista nel centro-sinistra), raccogliendo così consensi tanto larghi quanto dannosi, Frattini e Fassino hanno deciso di mettere al primo posto il bene del nostro Paese, mostrando la moderazione opportuna. Il fatto che il centro-sinistra non abbia criticato il Governo per il suo atteggiamento verso Mosca dimostra infatti, contrariamente a quanto sostenuto da Andreatta e Casini, la convergenza di vedute sulla necessità di dare priorità agli interessi del Paese, e non a fantomatici valori e principi (come la volontà della “maggioranza degli Stati”).
Per via dei rifornimenti energetici provenienti dalla Russia, e delle crescenti opportunità economiche in loco, il nostro Paese non ha bisogno di creare inutili tensioni con Mosca, soprattutto quando, come nel caso della guerra in Caucaso, le ragioni e i torti rimangono tutti da stabilire. Invece di parlare di valori e principi, sfruttando poi opportunisticamente eventi drammatici come quelli avvenuti in Georgia, per ottenere consenso e popolarità, Andreatta e Casini farebbero forse meglio ad usare i loro sforzi per aiutare il nostro Paese a progredire. Soprattutto evitando di utilizzare la politica estera per promuovere piccoli e meschini interessi di parte e partito, come fanno invece in questo caso.
Dispiace, dunque, che quando finalmente il nostro Paese raggiunge la maturità politica a lungo ricercata, taluni si mettano a criticarla per bassi interessi di bottega, oltretutto senza neppure essere in grado di sostanziare un minimo le loro posizioni con argomenti seri e convincenti.
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