Taxi e licenze

di Andrea Asoni e Mario Seminerio

Periodicamente i tassisti conquistano le prime pagine dei giornali italiani. La ragione del contendere è presto spiegata. Assistiamo allo scontro tra due opposte esigenze: la richiesta dei cittadini-consumatori in favore di un aumento del numero dei taxi (con diminuzione dei prezzi delle corse) e la difesa da parte dei tassisti della posizione di rendita acquisita, simboleggiata dal valore delle licenze.

Un influsso di nuove licenze comporta automaticamente una diminuzione del valore di quelle già concesse. La licenza altro non è che il valore scontato dei profitti futuri: un aumento del numero dei taxi in circolazione causerebbe quasi sicuramente una diminuzione, secondo meccanismi meglio illustrati in seguito, dei profitti del singolo tassista e dunque una diminuzione del valore della sua licenza.

Come misura di compromesso viene spesso proposta la concessione di una licenza aggiuntiva a chi già possiede il diritto di guidare un taxi; leggiamo tale proposta sul sito dell’onorevole Capezzone. In questo modo si ritiene di compensare il singolo tassista della perdita di valore causata dall’aumento delle licenze. Questa nota mostra come tale compensazione non necessariamente avviene.

Si considereranno due possibili casi. Immaginiamo dapprima che in seguito all’aumento delle licenze i prezzi non rimangano costanti ma diminuiscano, come ci si aspetta in un’economia funzionante o anche semi-funzionante, e comunque priva di prezzi amministrati. In questo caso l’effetto finale di tale misura sui profitti dei tassisti, e dunque sul valore delle licenze, dipende dalla risposta della domanda al cambiamento nei prezzi. Se in seguito alla diminuzione dei prezzi la domanda, ovvero il numero di persone disposte a prendere un taxi, aumenta in maniera piu’ che proporzionale i profitti dei tassisti aumenteranno, così il valore delle loro licenze. In che misura ovviamente dipende da quanto la domanda cambi al cambiare dei prezzi, gli economisti chiamano questa proprietà “elasticità della domanda” (e non siamo a conoscenza di studi che riguardano il settore dei taxi).

Quello che è sicuro è che il singolo tassista vedrebbe il valore della sua prima licenza diminuita (a meno di valori estremi dell’elasticità) ma è possibile che tale diminuzione venga più che compensata dall’aumento del valore della seconda licenza in suo possesso. Qualora poi si tratti di “doppia buonuscita” è un’affermazione la cui valutazione va lasciata ai dati piuttosto che all’entusiasmo politico del momento.

Poiché stiamo parlando dell’Italia, il nostro anormale paese, è bene non dare per scontato che i prezzi diminuiscano automaticamente in seguito all’aumento dell’offerta. Consideriamo perciò un secondo caso, la situazione in cui le licenze vengono raddoppiate ma il prezzo rimane invariato (perchè fissato, ad esempio, dal comune).

In questo caso il risultato più probabile (discuteremo quello meno probabile nel prossimo paragrafo) è un crollo del valore della licenza, sia della prima che della seconda. La ragione è semplice. Se i prezzi non cambiano al momento del raddoppio, la domanda per i taxi non cambia (ovvero al singolo consumatore non interessa quanti taxi ci sono in giro ma quanto paga per la singola corsa) e il risultato automatico di tale misura saranno numerosi taxi vuoti in città. Più probabilmente i tassisti si accorderanno per fare i turni, lavoreranno di meno (per risparmiare sui costi fissi), godranno di più tempo libero o si cercheranno un secondo lavoro. Nel caso peggiore si metteranno a litigare per i passeggeri o decideranno di accordare passaggio solo a gruppi di passeggeri piuttosto che a singoli utenti.

Insomma il risultato di tale misura sarebbero più o meno lo stesso numero di taxi in giro, lo stesso prezzo, e un crollo del valore della licenza (la licenza perderebbe valore perchè ogni singolo taxi lavorerebbe di meno).

Il caso meno probabile è il seguente. Se il prezzo dei taxi fosse già oggi “sbagliato” (cioè troppo basso) e fossimo di fronte ad un razionamento dei taxi anche dato il prezzo (in parole povere, se un passeggero fosse disposto a pagare 100 euro per fare cento metri e nonostante ciò non riuscisse a trovare un taxi libero), in seguito all’aumento delle licenze osserveremmo per un certo periodo un aumento dei taxi pieni (misura che aumenterebbe il benessere dei cittadini) ma ad un certo punto il fenomeno descritto sopra dei taxi vuoti si manifesterebbe di nuovo. Una volta finiti quei passeggeri disposti a pagare molto che prima non trovavano mezzi di trasporto, ci ritroveremmo nella situazione descritta in precedenza. Anche in questo caso avremo taxi vuoti e una diminuzione del valore della licenza, anche se entrambi inferiori a quanto discusso nel paragrafo precedente. Quest’ultimo scenario viene considerato meno probabile perchè riteniamo sia difficile che i tassisti oggi stiano accettando un prezzo inferiore a quello che massimizzerebbe il valore della loro licenza.

Ci sia concesso poi sollevare una domanda: a cosa serve aumentare il numero delle licenze mantenendo il prezzo della corsa invariato? Se anche assumiamo che così facendo limitiamo le perdite per i tassisti (in caso di costi fissi ridotti, il valore di due licenze in seguito al raddoppio è di poco inferiore a quello di una licenza singola prima del raddoppio, con buona pace di concetti bizzarri come quello di “doppia buonuscita”), quali sono i vantaggi di un maggior numero di taxi in città per i consumatori?

Certo nessuno di noi decide se prendere il taxi o meno osservando quanti taxi ci sono in strada. Nessuno di noi viene preso dalla smania di un bel giretto sull’auto gialla (o bianca a seconda di dove vi troviate) perchè ne vede un maggior numero per strada. La scelta dipenderà, come è normale in un’economia di mercato, spesso citata a sproposito, dal prezzo del servizio. Se tale prezzo rimane invariato perchè attendersi un qualsiasi beneficio per i consumatori? Piuttosto vediamo solo accresciuti disagi dentro la cinta urbana. Più taxi significano più esternalità negative: congestione di traffico, più inquinamento, più incidenti (normale statistica), più arrabbiature al semaforo.

Insomma questa proposta di aumento delle licenze senza interventi sul prezzo ci sembra sia foriera, nel migliore dei casi, di nessun cambiamento diretto sull’equilibrio di mercato (stesso prezzo, stessa quantità di taxi, stesso numero di persone che prendono il taxi) ma di possibili effetti negativi indiretti, qualora il numero di taxi aumenti (ma non il numero di persone che viaggiano in taxi) e con esso l’inquinamento e il traffico.

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