WikiLeaks: ordine o distruzione?

di Andrea Gilli

In questo articolo voglio ragionare brevemente del fenomeno WikiLeaks in una prospettiva storica.

Se guardiamo alla storia internazionale attraverso i secoli e i millenni, tre sono le componenti ricorrenti. Da una parte c’è la politica e le sue implicazioni: guerra, gerarchie, coercizione, etc. Dall’altra, c’è la legge dell’economia, dei prezzi relativi, degli incentivi e del mercato. Infine, c’è la legittimità, la percezione intersoggettiva di cosa è giusto e cosa è ingiusto, lecito e non, morale e immorale.

Attorno a questi tre grandi pilastri si fonda tanto la disciplina delle relazioni internazionali che quella della sociologia storica. Attraverso questa tricotomia, il fenomeno di WikiLeaks appare per quello che è: un tratto ricorrente delle relazioni internazionali, sia prima che dopo l’avvento dello Stato moderno.

Come i pirati durante il ‘500 e il ‘600, WikiLeaks opera tra gli Stati disturbandone l’azione. E’ lecito, è giusto, è morale? Dipende ovviamente dalla filosofia politica che si adotta. Alcuni dicono che dietro ad Assange ci siano Cina e Russia. Può darsi, storicamente non siamo di fronte a nulla di nuovo: la competizione tra stati ha sempre spinto gli stati ad adottare nuovi strumenti, spesso inconsueti. D’altronde, dietro al bracconiere Francis Drake c’era niente meno che la regina Elisabetta, che lo premiò addirittura dandogli il titolo di cavaliere. Dietro ai mujahedeen in Afghanistan, fino al 1989, c’erano gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, Wikileaks ha anche una certa libertà d’azione – opera al di fuori del controllo degli stati: proprio come i pirati che si rifugiavano ad Algeri; o per i mercanti che eludevano le dogane.

La pirateria continuò legittimamente o meno, fino a quando l’Inghilterra non emerse come la potenza navale egemone: il controllo dei commerci richiedeva anche la sicurezza delle tratte oceaniche, di lì il passo successivo era la lotta senza quartiere ai pirati. Tutto male, dunque? Non proprio. Come illustri storici economici (tra tutti, Carlo Maria Cipolla e William H. McNeill) hanno sottolineato, la pirateria rappresentò un primo fenomeno di mercato. Il commercio tra nazioni, al tempo, era regolamentato attraverso monopoli pubblici. La pirateria, contrabbandando, portò alla nascita di un primo vero mercato, nel quale i prezzi relativi dei beni non erano determinati dalla spada ma dall’incrocio tra domanda e offerta.

In questo paradosso, troviamo una delle contraddizioni del sistema internazionale: l’ordine porta stabilità e sicurezza. Ma la stabilità e la sicurezza portano anche la nascita di burocrazie pachidermiche che a loro volta uccidono la competizione e l’innovazione.

E’ così che il Medio Evo fu un periodo di enormi invenzioni: tutte poi emerse nel periodo successivo, quando l’ordine politico ne permise lo sfruttamento. Come sappiamo, però, quell’ordine politico portò anche ad una chiusura (le corporazioni italiane, il Concilio di Trento, etc.) che non determinò un nuovo declino solo perché la rivoluzione protestante diede una nuova spinta al disordine.

WikiLeaks, e tutti i fenomeni moderni (da internet ad al-Qaeda, dalle multinazionali all’ONU) sono manifestazioni di una tensione costante tra esigenze diverse: ordine, legittimità e benessere. La loro interazione determina le caratteristiche dell’ordine internazionale a venire. Vedremo se a prevalere sarà la spada, l’economia o la legittimità.

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